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Le miniature raccontano la storia dell’arte cassinese. Nelle cosiddette “Scene di dedica” sono ritratti come donatori i grandi abati che hanno costruito chiese, commissionato mosaici, affreschi, icone, oreficerie); fatto copiare e decorare i codici usati per le celebrazioni liturgiche, per la scuola, per la biblioteca del monastero, dedicando cure costanti allo scriptorium.
Il primo a farsi ritrarre come mecenate dell’editoria monastica è Giovanni I (915-934). Egli fa realizzare un nuovo manoscritto della “Regola” (Cod. 175 [https://omnes.dbseret.com/montecassino/view.jsp?cid=IT-FR0084_0175]). Dopo la distruzione del monastero ad opera dei Saraceni nell’ 883, i monaci si rifugiano prima a Teano e poi a Capua. Riescono a salvare e portare con loro il manoscritto originale della “Regola”, che viene perduto nel corso di un incendio a Teano. Nel volume è raffigurata una scena particolarmente significativa. Il protagonista è Giovanni I che dona il manoscritto a san Benedetto. Questo gesto simboleggia la devozione della comunità monastica nei confronti del fondatore dell’Ordine in un momento di grande difficoltà e lontananza dalla casa madre.
Dopo Giovanni, altri abati si fanno ritrarre nell’atto di dedicare il volume a san Benedetto, come Teobaldo (1022-1035) nel Cod. 73 [https://omnes.dbseret.com/montecassino/view.jsp?cid=IT-FR0084_0073], che contiene il testo dei “Moralia in Iob” di Gregorio Magno. La scena, circondata da una cornice decorata in modo raffinato, ha lo scopo di celebrare il suo impegno nell’incremento della biblioteca del monastero.
Questa tradizione continua con Desiderio [link interno, alla Categoria 4, articolo 1] (1058-1086).
Gli Abati di Montecassino Promotori dell’Editoria Monastica